Professione Interior e Spatial Design: conosciamo Alessia Simone

1) Ci puoi raccontare brevemente la tua formazione e il tuo percorso professionale?

Ho conseguito una maturità linguistica presso un liceo di Codogno (LO). Poi ho capito che quella non sarebbe stata la mia strada lavorativa e sono tornata sul sogno che avevo fin da piccola. Perciò mi sono iscritta al Politecnico di Milano, dove ho ottenuto la laurea triennale in Design degli Interni e, in seguito, la laurea magistrale in Interior and Spatial Design.
Durante il percorso di laurea magistrale ho iniziato un tirocinio presso uno Studio di architettura di Milano che si occupa di ristrutturazioni in ambito residenziale. Successivamente alla laurea ho invece trovato lavoro in uno Studio che progetta gli interni principalmente di uffici.

2) Ci puoi descrivere i servizi che principalmente offri?

Ovviamente sto ancora imparando tutto ciò che rientra nel mondo del lavoro, molto diverso dai progetti universitari. Principalmente però come designer di interni il mio lavoro consiste nel progettare gli spazi in accordo alle necessità dell’utente, con l’obiettivo di creare un’atmosfera specifica in ogni ambiente e che risulti però funzionale allo scopo.


3) La casa e l’ufficio a Milano nel 2024: cos’è cambiato nell’era post covid?

Di sicuro il covid ha portato grandi cambiamenti nel mondo del lavoro, primo fra tutti il fatto di poter lavorare da casa. Questo può rappresentare un enorme lato positivo soprattutto per chi, come me, fa una vita da pendolare e può risparmiare ore di vita passata normalmente sui mezzi per arrivare in ufficio. Tuttavia (temo e spero) in molti luoghi di lavoro si sta tornando alla normalità pre covid, poiché molti datori di lavoro non tollerano lo smart working, anche dove possibile.


4) Ci puoi raccontare il tuo progetto “IGEA – centro diurno psichiatrico”, vincitore del premio “Call for Ideas”?

IGEA è il progetto di un Centro Diurno Psichiatrico, nato con l’idea di essere una seconda casa e seconda famiglia per le persone che soffrono di disturbi psichici, spesso lasciate a se stesse dallo Stato. Non sono una psichiatra o un medico e sono cosciente del fatto che non posso curare una malattia psichiatrica con il design di uno spazio, ma so che posso dare il mio contributo per far sentire meglio le persone. L’obiettivo infatti era creare un ambiente accogliente in cui la malattia non è più ciò che contraddistingue una persona, ma solo una delle sue tante caratteristiche che la rende unica. Ho quindi studiato il DSM e gli articoli scientifici pubblicati sul tema, per capire come creare al meglio l’atmosfera giusta, arrivando a una scelta specifica di colori, forme e materiali studiati nel dettaglio.


5) Hai dei nuovi progetti in cantiere?

Pochi giorni fa ho consegnato insieme a un collega un progetto grafico per un concorso, mentre nei prossimi mesi dovrò preparare degli elaborati per IGEA, che è stata nominata per il Premio Neolaureati dell’Ordine degli Architetti. Al momento posso solo incrociare le dita e continuare a lavorare duramente per raggiungere i miei obiettivi, ma sono certa che il futuro riserverà moltissime sorprese.